Sebbene l’installazione dei nostri kit di amplificazione risulti piuttosto semplice, supportata dalla nostra assistenza e dal manuale sempre presente nel box che si riceve, nel caso in cui si abbia a che fare con installazioni particolari (che richiedono più di un'antenna interna, a causa della conformità dello stabile nel quale amplificare il segnale mobile), è essenziale l’utilizzo di strumenti che permettano la trasmissione del segnale mobile in ingresso verso più aree (verso più antenne interne), permettendo una distribuzione omogenea (nel caso degli splitter), o meno (per gli accoppiatori), del segnale in uscita: si parla di splitter di segnale, o ripartitori di segnale, e di accoppiatori.
Ma quando preferiamo l’utilizzo di uno splitter e quando quello di un accoppiatore? In questo blog proveremo a fare chiarezza riguardo le differenze tra questi due componenti.
- Splitter: 4 diverse tipologie per una distribuzione di segnale omogenea
- Accoppiatori: una distribuzione di segnale non uniforme
1. Splitter: 4 diverse tipologie per una distribuzione di segnale omogenea
Quando parliamo di splitter, ci riferiamo a dispositivi che hanno la funzione di ripartire il segnale mobile ricevuto dall’antenna esterna e amplificato dal ripetitore, verso due o più antenne interne, in maniera omogenea. Ciò significa che l’output, l'intensità del segnale in uscita, a parità di lunghezza di cavo coassiale, sarà lo stesso su ognuna delle antenne interne.
Uno splitter permette di collegare più antenne interne ad un singolo ripetitore. A seconda della massima copertura del ripetitore si determina il numero massimo di antenne da interno collegabili.
Disponiamo di 4 diverse tipologie di splitter di segnale : splitter a 2 vie, splitter a 3 vie, splitter a 4 vie e splitter a 6 vie, ognuno dei quali ha caratteristiche (e perdite) diverse dagli altri.
1.1 Splitter a 2 vie
È il ripartitore di segnale più comune per le installazioni in case private con metratura superiore a 300 mq (e minore di 700 mq) su due livelli, o, ancora, con particolari caratteristiche strutturali.
Uno splitter a 2 vie è costituito da due “uscite” e un "ingresso": la porta d'ingresso, da un lato, permette il collegamento con il ripetitore/amplificatore per la ricezione del segnale; le due porte di uscita, dal lato opposto, si utilizzano per la trasmissione del segnale verso le due antenne interne (tramite due cavi coassiali, uno per antenna interna). Sono dunque due le antenne interne che possono essere collegate a questa tipologia di deviatore.
Nel caso di uno splitter a 2 vie, la perdita generata da questa deviazione di segnale è pari a -3,2 dBm: questo significa che, se un ripetitore ha potenza di 13 dBm (la potenza di ogni ripetitore può essere verificata nella dicitura del modello, ad esempio per il ripetitore RF-EL13-H, la potenza del segnale sarà di 13 dBm), successivamente al passaggio dallo splitter, la potenza si ridurrà a 9,8 dBm, su ognuna delle due antenne interne.
1.2 Splitter a 3 vie
Eccoci qua, un’altra tipologia di ripartitore di segnale, lo splitter a 3 vie. Cosa vorrà mai dire? Niente di più di tutto ciò di cui abbiamo parlato fino ad ora in merito allo splitter a 2 vie.
Per questa tipologia di ripartitore si richiede il collegamento con tre antenne interne (eventualmente, per tutti gli splitter è possibile utilizzare un dummy load al fine di “tappare” una delle uscite che rimarrebbero inutilizzate, evitando così la perdita totale del segnale): bisogna tener conto che, in condizioni normali, ogni antenna interna ha una copertura di circa 300 mq, quindi questa tipologia di splitter si utilizza innanzitutto per metrature tra i 700 e i 900 mq (o per stabili su tre livelli).
Anche qui, la composizione è la stessa: da un lato troviamo l’ingresso per il collegamento con il ripetitore tramite cavo coassiale, dall’altro lato le tre uscite per i collegamenti con le tre antenne interne.
In questo caso, la perdita generata è pari a -5 dBm, su ognuna delle antenne interne.
1.3 Splitter a 4 vie
Terza tipologia di splitter, possibilità di collegamento con un massimo di quattro antenne interne: da un lato troviamo la solita porta per il collegamento con il ripetitore, dall’altro le quattro uscite per il collegamento con le quattro antenne da interno.
E la perdita? Nel caso di uno splitter a 4 vie, la perdita che si genera su ognuna delle antenne interne è pari a -6 dBm. Ne deduciamo quindi che se si opta per questo ripartitore, bisognerà considerare un ripetitore abbastanza potente, come ad esempio il modello RF EL20-L.
1.4 Splitter a 6 vie
L'ultima tipologia di ripartitore di cui disponiamo riguarda uno splitter meno comune, solitamente utilizzato per grandi impianti: lo splitter a 6 vie permette il collegamento con sei antenne interne.
La perdita di uno splitter a 6 vie è di- 9,5 dBm.
Troviamo una porta d'ingresso del segnale dal ripetitore, sei uscite dall’altro lato per il collegamento con le sei antenne interne.
2. Accoppiatori: una distribuzione di segnale non uniforme
Il secondo strumento utilizzato per installazioni che richiedono due antenne interne è l’accoppiatore.
Questo accessorio può essere inteso come una sorta di splitter a 2 vie, con la differenza che la distribuzione del segnale in ingresso non è uniforme: se lo splitter a 2 vie permette la distribuzione del segnale verso due linee (antenne interne) in maniera omogenea, con un accoppiatore si può distribuire un segnale più forte verso un primo output, e un segnale più debole verso un secondo output.
Nel nostro catalogo potete trovare 6 diverse tipologie di accoppiatore: accoppiatore da 5 dB, accoppiatore da 6 dB, accoppiatore da 7 dB, accoppiatore da 8 dB, accoppiatore da 10 dB e accoppiatore da 15 dB.
2.1 Accoppiatore 5 dB
È la più comune tipologia di accoppiatore, il valore 5dB indica che la perdita maggiore, su una delle due uscite che si collegheranno alle antenne interne, è pari a 5 dB.
Ecco spiegato il funzionamento: l’accoppiatore 5 dB si compone di tre porte: da un lato troviamo la porta d’ingresso, come per gli splitter, per la ricezione del segnale dal ripetitore, dall’altro lato vi sono le due porte di uscita del segnale mobile, il quale segnale viene distribuito non uniformemente.
La prima uscita “concede” una perdita pari a 5 dB, la seconda uscita presenta una perdita di 1,4 dB.
2.2 Accoppiatore 6 dB
Seconda tipologia di accoppiatore, questa volta da 6 dB. Allo stesso modo dell’accoppiatore esposto in precedenza, anche qui vi è una distribuzione non uniforme del segnale: l'accoppiatore 6 dB presenta da un lato una perdita di 6 dB, dall’altra la perdita è ancora di 1,4 dB.
2.3 Accoppiatore 7 dB
Per l'accoppiatore 7 dB la perdita maggiore è di 7 dB, per l’altra uscita la perdita è ancora di 1.4 dB.
La composizione è sempre la stessa: da un lato la porta di ingresso per il collegamento con il ripetitore, dall’altra le due uscite per il collegamento (tramite cavi coassiali) con le due antenne interne.
2.4 Accoppiatore 8 dB
Come avrete ben capito, il procedimento per individuare il tipo di accoppiatore e le sue perdite è sempre lo stesso.
Che succederà installando un accoppiatore 8 dB? Esattamente! Avremo una riduzione del segnale in uscita di 8 dB per la prima antenna, e, ancora, la stessa perdita di 1.4 dB sull’altra.
2.5 Accoppiatore 10 dB
Ci stiamo riferendo a situazioni sempre più particolari, ad impianti sempre più grandi e a stabili con metratura sempre maggiore, man mano che procediamo con l’elenco dei diversi accoppiatori.
Per installazioni che richiedono due antenne interne molto distanti tra di loro, la scelta migliore potrebbe ricadere su un accoppiatore 10 dB: perdita di 10 dB su un’antenna interna e... perdita di 1.4 dB sull’altra? Non proprio. In questo caso la perdita sulla seconda uscita è minore ed è pari a 1 dB.
2.6 Accoppiatore 15 dB
Eccoci con la descrizione dell’ultima tipologia di accoppiatore, utilizzato in casi meno comuni, l’accoppiatore 15 dB.
Come funziona? Sempre lo stesso concetto accompagna il suo utilizzo, da un lato troviamo la classica porta di ingresso del segnale mobile, dall’altro lato le due uscite. Sulla prima uscita la perdita è di 15 dB, sull’altra, così come per un accoppiatore da 10 dB, è di 1 dB.
Ora che abbiamo chiarito il concetto e l’utilizzo di un accoppiatore, vi starete chiedendo perché e quando utilizzare un accoppiatore.
Tenete innanzitutto a mente questo concetto: per garantire un’amplificazione soddisfacente del segnale mobile (massimo numero di barre di ricezione sul proprio telefono), l’output finale del segnale dovrà essere compresa tra 7 e 11/12 dBm.
Proviamo ora a fare un esempio pratico: immaginiamo di voler amplificare il segnale mobile voce e navigazione 4G per uno stabile su due livelli (piano terra e primo piano): abbiamo optato per il prodotto RF EL15-L; trovandosi il ripetitore a piano terra (con l’accoppiatore 6 dB installato su di esso), vogliamo installare l’antenna interna a piano terra ad una distanza di 10 metri rispetto al ripetitore. Utilizzeremo, per il collegamento con il cavo coassiale e poi con l’antenna interna, l’uscita che presenta una perdita maggiore, quella di 6 dB e, includendo anche la perdita sul cavo (vi è una perdita di 1 dBm per ogni 10 metri di cavo coassiale) la perdita totale sarà di 7 dBm: partendo dunque dalla potenza di 15 dBm (modello RF EL15-L), sottraendo la perdita totale di 7 dBm, l’intensità del segnale in uscita sulla prima antenna interna (output) sarà di 8 dBm.
Al primo piano, si vuole installare la seconda antenna interna ad una distanza di 40 metri rispetto al ripetitore, che si trova a piano terra (ad esempio, si vuole installare l’antenna interna nella parte più in fondo del corridoio, perché lì vi sono uffici, laboratori, attività produttive etc. e il segnale mobile è assente): come detto, sulla seconda uscita la perdita per un accoppiatore da 6 dB è di 1,4 dB; considerando poi di dover sottrarre 4 dB a causa della lunghezza del cavo coassiale di 40 metri, la riduzione totale del segnale in uscita sarà di 4+1,4 dB= 5,4 dB, e quindi, partendo dalla potenza di 15 dBm del ripetitore, l’output finale sulla seconda antenna sarà di 9,6 dBm (15-5,4).
E se facessimo il contrario? Questo non gioverebbe all’installazione: utilizzando l’uscita con perdita da 1,4 dB al piano terra, considerando sempre una lunghezza del cavo coassiale di 10 metri, avremmo un output finale troppo alto, pari a 12,6 dBm (15-1,4-1). Si potrebbe a quel punto utilizzare un attenuatore di segnale per ridurne la potenza.
Al primo piano avremmo una perdita totale pari a 10 dBm (15-6-4) e l’output totale risulterebbe troppo basso, pari a 5 dBm.
Potrebbe interessarti il seguente blog, riguardo le diverse tipologie di antenne; dai un'occhiata qui Amplificatore di segnale cellulare: le antenne.
Per concludere, la scelta tra accoppiatore o splitter (gli stessi possono essere anche usati in combinazione) dipende dal tipo di installazione di cui si necessita, dalla struttura dello stabile e da altre particolari caratteristiche.
Ma non temete, siamo qui pronti ad assistervi e ad aiutarvi nella scelta più corretta. Contattateci.